Un messaggio di pace e superamento dell’odio consegnato idealmente ai giovani italiani e del mondo affinché siano loro a raccogliere il patrimonio morale di Liliana Segre.
Sarà il senso dell’ultimo intervento pubblico della senatrice a vita, da sempre impegnata nella testimonianza della tragedia della Shoah nelle scuole e città di tutta Italia.
Nella mattinata di venerdì 9 ottobre a raccogliere questo importante testimone ci sarà anche Terra Madre e, idealmente, tutti i giovani dello Slow Food Youth Network. Alcune testimonianze raccolte tra i giovani di Slow Food che nel mondo sono impegnati a superare situazioni di conflitto attraverso la cultura della terra, dell’ambiente, del cibo, saranno infatti condivise con i ragazzi presenti a Rondine Cittadella della Pace.
Slow Food Toscana sarà presente con gli interventi dei giovani Slow Food Youth Network e il messaggio di Liliana Segre sarà trasmesso su www.terramadresalonedelgusto.com e Slow Food Toscana curerà il pranzo istituzionale attraverso la sua rete progettuale e partner.
A cucinare saranno i cuochi del progetto “Cuochi dell’Alleanza Slow Food” toscani e i cuochi della Federazione Cuochi Toscana con i prodotti locali dei Mercati della Terra Slow Food e dei Presidi Slow Food. Il servizio sarà effettuato dai giovani studenti dell’istituto Vasari di Figline Valdarno.
Il senso del pranzo, in linea con i valori testimoniati dalla Segre, vede l’utilizzo di prodotti dei piccoli produttori locali, custodi del nostro territorio, dei saperi e della dignità del loro lavoro.
Slow Food attraverso i suoi progetti si prende cura dell’ambiente e di chi lo coltiva attraverso la promozione e progetti di commercializzazione (Presidi, Arca del Gusto, Mercati della terra) che danno valore al lavoro dei produttori e dei trasformatori.
Sarà regalato alla senatrice lo Sfratto dei Goym, un dolce tra i più importanti della tradizione ebraica dei comuni di Pitigliano e Sorano, simbolo dell’incontro fra gastronomia ebraica e maremmana. Oggi in quella zona del grossetano ci sono pochissimi prodotti kosher, ma rimangono le tracce di una antica e importante contaminazione; tracce disseminate in tutta la cucina locale. Eredità culturale di una storia antica, iniziata a metà del XVI secolo, quando gli ebrei dell’Italia centrale, incalzati dalle persecuzioni dei pontefici e di Cosimo II, granduca di Toscana, cercarono di sottrarsi ai ghetti di Roma, Ancona, Firenze e Siena (in cui fu dato ordine di rinchiuderli), e trovarono rifugio in zone di confine, relativamente isolate, come Monte San Savino, Lippiano e, appunto, Pitigliano.
L’origine dello sfratto è legata alla decisione di Cosimo II Medici, nei primi anni del 1600, di far convergere tutti gli ebrei di Pitigliano in un unico quartiere. Gli ebrei venivano sfrattati dalle loro abitazioni e l’intimazione di sfratto era compiuta da un messo che batteva con un bastone sulla porta della casa, lo sfratto appunto.
Di qui, la forma del biscotto: una sorta di grande sigaro (lungo 20, 30 centimetri e dal diametro di tre centimetri), farcito con un ripieno di noci tritate, miele, scorza di arancia, noce moscata e un involucro molto sottile di pasta non lievitata. Per preparare il ripieno dello “sfratto” si deve inizialmente cuocere il miele, avendo cura di mescolarlo bene, poi si aggiungono gli altri ingredienti. La sfoglia dell’involucro viene fatta impastando farina di grano tenero, zucchero e vino bianco e spennellata di olio. Si ottiene un dolce compatto, dalla forma stretta e allungata e dal ripieno ricchissimo, che deve essere servito in fette sottili.
Per Slow Food è anche l’inizio di un percorso di collaborazione con Rondine per la progettazione della cittadella del terzo millennio autosufficiente ed ecosostenibile.